Cattedra di Grammatica greca e latina
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Messaggio  V. Ortoleva Gio Mar 25, 2010 6:52 pm

Così si legge in Veg. mil. 4,39,3-5 a proposito della difficile navigabilità del mare nel mese di novembre (il testo è quello dell'edizione di M. D. Reeve [Oxford 2004]):

Post hoc tempus [cioè dopo il 14 settembre] usque in .iii. Id. Nou. incerta nauigatio est et discrimini propior propterea quia post Id. Sept. oritur Arcturus, uehementissimum sidus, et .viii. Kal. Oct. aequinoctialis euenit acerba tempestas, circa Non. uero Oct. Aedi pluuiales, .v. Id. easdem Taurus. Nouembri autem mense crebris tempestatibus nauigia conturbat Vergiliarum hiemalis occasus.

Ecco cosa dice Reeve in apparato a proposito della lezione Taurus:

taurus dett. (K2): taurora E: -ura εβφ: -us a dett. (C2, Phill.): verum latere suspicor.

Ebbene, vi posso garantire che la lezione tràdita da εβφ è assolutamente corretta. La lezione Taurus accolta da Reeve è invece una semplice banalizzazione. Perché?

Se volete, potete chiedermi ulteriori delucidazioni.

Cordiali saluti e buon lavoro.

N. B.: il subarchetipo φ subentra a δ in quest'ultima parte del trattato.

V. Ortoleva
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Messaggio  Luca Tilenni Mer Mar 31, 2010 12:20 am

Gentile Prof. Ortoleva, tento di dare una risposta al quesito, in base a quanto pensato e ai suggerimenti dati da lei a lezione. E’ chiaro che “Taurus” è scorretto, perché come avevo già visto e lei oggi ha ribadito a lezione, mentre “Arcturus” è “uehementissimum”, la “tempestas” è “acerba” e gli ”Aedi” sono “pluviales”, cioè tutti e tre gli elementi posseggono caratteristiche che rendono pericolosa la navigazione, altrettanto non si può dire per “Taurus”, che non ha alcun attributo dopo di sé e ha un “evenit” (=appare) o meglio “oritur” (=sorge) sottointeso . E in effetti per quanto io ne sappia, la costellazione del Toro nella sua totalità non aveva influssi negativi sul mare o la navigazione, ma una parte di essa sì, e cioè le Pleiadi, che con il loro tramonto invernale in Novembre, come ci viene detto nel periodo successivo, causavano indirettamente tempeste. Infatti le Pleiadi sono un insieme di stelle all'interno della costellazione del Toro. Da ciò capiamo, e su questo lei ci ha ben indirizzato, che evidentemente c’è un legame tra “Taurus/taurura” e il periodo successivo, con soggetto “Vergiliarum hiemalis occasus” (= il tramonto invernale delle Pleiadi). Inoltre poiché non ha senso dire “l’11 Ottobre (appare/sorge) il Toro”, in quanto la frase in sé stessa non aggiunge nulla al capitolo “navigazione pericolosa” in una struttura quadripartita con tre attributi che invece lo fanno, e poiché accettando “Taurus” dovremmo se no andare alla ricerca di un improbabile attributo negativo non ricavabile dal contesto, la nostra attenzione si sposta allora sulla lezione “taurura”, riportata concordemente dai codd. εβφ. Ecco che allora parte la ricerca filologica: “taurura” infatti presenta un suffisso “-ura” che nei sostantivi si applica ai deverbali in “tus” e “tor” (p.e. natus ->natura; praetor-> praetura), ma non è il nostro caso, visto che la radice è “taur”; oppure è desinenza del part. futuro, ma in questo caso manca la caratteristica dentale sorda o sibilante derivata, a meno che non si ipotizzi una derivazione da “tusura”(part. fut. di “tundo”, con r-> s , u->au), ma fonetica a parte già questo significato di “che colpirà/ destinata a colpire” o “cose che colpiranno/ destinate a colpire” è improbabile nel contesto; d’altra parte immaginando quel suffisso come derivato da un altro, quale “-osus,a,um” si verrebbe a creare un ipotizzabile ma non attestato “taurosa” (= piena di tori/ cose piene di tori, con o->u, s->r), comunque fuori contesto; allora bisogna prendere un’altra strada e considerare evidentemente “taurura” non come un composto suffissale ma una parola composta da altre due originarie. E così che si potrebbe ipotizzare una derivazione fonetica da 1) “tau rura”,per eventuale errore da scriptio continua(=”i campi a tau”, fuori contesto) 2) “Tauri hora” (= “la stagione della costellazione del Toro”, anche questa credo improbabile) 3) “Tauri ursa” (= “l’orsa della costellazione del Toro”): questa forse è probabile perché le Pleiadi, come sappiamo, hanno all’interno della costellazione del Toro, una forma simile a quella dell’Orsa e allora si potrebbe creare spontaneo il legame con il periodo successivo, ipotizzando “…………. pluviales. V. Id. easdem Tauri ursa, nouembri autem mense crebris tempestatibus nauigia conturbat Vergiliarum hiemalis occasus”, cioè ipotizzando un “oritur/evenit” come verbo sottointeso per “Tauri ursa”, isolando con un punto “pluviales” da “V” e mettendo la virgola anziché il punto tra “ursa” e “Novembri”, cosicché risulti chiara, grazie a quell’ “autem”, l’opposizione tra i mesi di ottobre(“oritur” sottointeso, il sorgere) e novembre (occasus, il tramontare) per la stessa costellazione delle Pleiadi; la traduzione sarebbe infatti: “…… L’11 ottobre (appare/sorge) l’orsa del Toro, nel mese di Novembre, invece, il tramonto invernale delle Pleiadi disturba la navigazione con frequenti tempeste”. Da “tauri ursa” c’è poi stata la banalizzazione in “Taurus”, dopo vari passaggi, che hanno portato ad univerbazione da scriptio continua, semplificazioni etc etc …. Scrivere "Taurus" dall'incomprensibile "taurura" è infatti risultato facile per i copisti, in quanto poteva apparire un parallelismo con qualche rigo prima ("oritur Arcturus"). Ma ammetto che non sono molto convinto della divinatio, visto che comunque dovrei ammettere una ripetizione con variatio (Tauri ursa = Virgiliae) e forse anche Reiske starà ridendo della mia libido coniectandi….

Luca Tilenni

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Messaggio  V. Ortoleva Mer Mar 31, 2010 9:51 am

Gent.mo Sig. Tilenni,

vedo che ha ragionato molto sul passo e questo Le fa onore.

La lezione taurura non va tuttavia emendata in alcun modo: è corretta così com'è (basta scriverla con la lettera maiuscola: Taurura).

Per comprendere il testo bisogna fare un piccolo sforzo di interpretazione, ragionando soprattutto sulle Vergiliae (le Pleiadi). Faccia una ricerca su questa costellazione. In particolare, cosa dicono gli altri autori latini in merito?

Una cordiale saluto a Lei e a tutti coloro che stanno cercando di venire a capo del problema.

V. Ortoleva

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Messaggio  Luca Tilenni Mer Mar 31, 2010 1:04 pm

Gent.mo prof. Ortoleva, la ringrazio per la risposta. Sì, in effetti mi ero accorto di essere andato oltre, ma mi sembrava strano quel "taurura". Anche perchè avevo fatto una ricerca combinata, e sul THLL (che posseggo in versione cd-rom) non avevo trovato alcuna attestazione, mentre il motore di ricerca su Internet quando trova "taurura" in realtà, cosa strana, presenta poi nella pagina, una volta entrato, "taurum", quasi fosse forma eguale. Comunque, detto questo, ci tornerò dopo pasqua. Buone festività.

Luca Tilenni

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Messaggio  Luca Tilenni Ven Apr 09, 2010 10:16 pm

Gent.mo prof. Ortoleva,
provo a risolvere il passo.
Come le ho già detto a lezione ho trovato nel TLG la forma “Ταυρουρᾶprecisamente nella Cronografia di Teofane il Confessore, pag. 378, linea 15. La frase precisa è:

ἀποκινήσαντος δὲ τοῦ στόλου τῷ ᾽Οκτωβρίῳ μενί, καὶ ἐν τῷ πελάγει φθασθέντος ἐν τῇ
τοῦ ἄστρου ἐπιτολῇ τοῦ λεγομένου Ταυρουρᾶ, μικροῦ δεῖν ἅπας ὁ στόλος κατεποντίστη

Provo a tradurre: “Ma poiché la flotta si allontanò nel mese di Ottobre e fu raggiunta in mare al sorgere dell’astro (o “costellazione”) del cosiddetto Ταυρουρᾶ (o semplicemente “cosiddetto” senza “del”, se si intende il gen. participio τοῦ λεγομένου come attributivo e non specificativo né epesegetico di τοῦ ἄστρου) , mancò poco che tutta la flotta fosse fatta affondare”. Come lei mi ha confermato, contro l’ipotesi di Reeve, quel “taurura” è una traslitterazione dal termine greco di Teofane. Ma qui il problema: quel τοῦ λεγομένου Ταυρουρᾶmi pare essere o un genitivo participiale attributivo riferito a ἄστρου, che quindi si dovrebbe intendere come “costellazione cosiddetta “Ταυρουρᾶ ” , o un genitivo di specificazione riferito a “ἄστρου”, che quindi si dovrebbe tradurre “stella” e indicante l’appartenenza della stella all’interno di “Ταυρουρᾶ”, oppure un gen. epesegetico o dichiarativo riferito sempre a “ἄστρου”, che non indica quindi l’appartenenza dell’astro, ma “specifica” quell’ “ἄστρου”, cioè ci dice qual è la costellazione (cioè semplice compl. di denominazione): ma il vero problema è capire cosa significhi. Allora posso ipotizzare una sola cosa: ho trovato infatti anche in Columella, De re rustica, Libro XI, Cap. 2, Sezione 77, linea 3 “xi Kal. Nou. Tauri cauda occidit”, cioè “L’undicesimo giorno prima delle Calende di Novembre (= il 22 Ottobre) tramonta la coda del Toro (la costellazione, ovviamente)”, cioè “cauda” indica la parte delle costellazione del Toro che ne costituisce la coda; e in greco come si dice “coda”? Guarda caso “οὐρά”: ovviamente ho capito provando a tagliare la parola, prima in  Ταυ - ρουρᾶche non mi ha dato risultatie poi in  Ταυρ - ουρᾶche invece mi ha illuminato.Quindi Ταυρουρᾶ sarebbe un termine tecnico nuovo e unico, non a caso assente su un lessico comune come il Rocci, forgiato ad hoc, per indicare la “coda del Toro” (da ”Ταῦρου οὐρά “,con sincope aplologica; difficile pensare nel passo ad un errore di aplografia del copista dall’originaria forma) come ci fa intendere quel “λεγομένου”(= cosiddetta). ”οὐρά” infatti è di genere femminile e vorrebbe quindi prima  τῆς λεγομένης”invece ci troviamo davanti, a quanto mi pare, un neutro, perché Ταυρουρᾶappunto è trattato come un nuovo sostantivo neutro indeclinabile, oppure perché (cfr. supra) il neutro participio è attributivo di “ἄστρου”. In base a questa ricostruzione quindi nel passo incriminato di Vegezio (“V Id. easdem Taurus”) “taurura” è correttissimo, è lectio difficilior, in quanto traslitterazione dal greco di un termine tecnico, e deve solo essere scritto maiuscolo, come lei ha già detto. Il copista non ha compreso ovviamente il grecismo e ha stravolto come spesso accade, banalizzando. Così si spiegano le varianti “Taurus a”, che deriva da una separazione banalizzante, e “taurus”. Il significato di “V Id. easdem Taurus” sarebbe quindi “il 9 Ottobre (sorge) la coda del Toro”. Infatti anche nel passo greco si fa riferimento ad un quasi totale affondo della flotta al sorgere della “coda del Toro”, che quindi aveva influssi negativi sulla navigazione, come vuole dire anche Vegezio, che parla appunto in quel lungo periodo delle cause celesti della navigazione pericolosa.

Luca Tilenni

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Messaggio  V. Ortoleva Ven Apr 09, 2010 10:48 pm

Gent.mo Sig. Tilenni,

Lei è stato bravissimo: complimenti!

Martedì prossimo mi soffermerò a lezione su questo passo e distribuirò le fotocopie necessarie affinché tutti possano seguire. Ma chiederò anche a Lei di spiegare il Suo ragionamento ai Suoi colleghi.

Ancora complimenti e buon fine settimana

Vincenzo Ortoleva

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